Genitore o no, già avvezzo alla modalità di lavoro smart o no, questo momento sta mettendo a dura prova le nostre doti di lavoratori digitali, flessibili, presenti, performanti e positivi.
Una citazione molto appropriata, che da mamma mi rappresenta molto bene in questo istante dice “Prima di avere dei figli avevo mille teorie su come educare i figli, ora che sono padre ho 6 figli e più nessuna teoria”. Ecco, se già normalmente il quotidiano con famiglia è un gioco di regole da trovare e da ridiscutere da un secondo con l’altro, il lockdown sta accentuando ulteriormente l’esigenza di un orientamento, più che di regole che ci aiuti a stare realisticamente in equilibrio.
La mia formula personale si compone di 3 ingredienti, che forse mi caratterizzavano già prima e che quindi ora concretamente mi sostengono nello slalom, talvolta acrobatico, tra figli, lavoro, didattica a distanza e menàge familiare.
Il primo è la semplicità: prima di tutto individuare le attività essenziali che posso chiudere in una giornata. Fa bene all’umore e mi permette di mantenere la giusta tensione all’obiettivo. Con i figli si traduce nel ridurre le ore di compiti che riescono a sostenere (pena una perdita di energie inutile e urla insostenibili per i familiari – coinquilini); con il lavoro è il lavoro per obiettivi con una tempistica sostenibile. Sempre grazie alla semplicità scelgo le strade più semplici per arrivare all’obiettivo. Questo non vuol dire tralasciare parti importanti, per me è più che altro “ridurre all’essenza”, tagliare il superfluo e togliere più che aggiungere, una strada minimal, ma ugualmente efficace. Ad esempio scegliere di far usare gli acquerelli per un lavoretto perché già pronti all’uso e potenzialmente meno sporchevoli delle tempere con i bambini, o fare presentazioni delle sole slide che servono, anziché perdermi nella ridondanza che mi darebbe solo altro lavoro.
Il secondo ingrediente è il team – working: un po’ per attitudine personale, un po’ per necessità, amo lavorare con gli altri, ma in questa situazione poter contare sulle colleghe e sul valido supporto di mio marito con i bambini rende tutto più facile. Alternarsi, dividersi i compiti, chiedere aiuto quando la pazienza viene meno o quando si ha la percezione di non riuscire aiuta a stare in equilibrio senza lasciarsi sopraffare dalle situazioni e dalle urgenze. Nel lavoro, è abbastanza difficile che io sia sola su un progetto, quindi di solito riesco ad avere supporto attivando una vera collaborazione a distanza con un lavoro a 4 mani in contemporanea o a staffetta. Fa bene al risultato, fa bene al lavoro e fa bene all’umore.
Il terzo e ultimo elemento, importante per riuscire a prendere sonno a fine giornata è l’indulgenza. La capacità di perdonarmi se anche oggi non ho stirato i panni nel secchio. In fondo sono sicura che non si faranno male, e che non perderò nessuna medaglia nell’olimpo delle mogli se non l’ho fatto. Permettermi di essere indulgente con me stessa, non vuol dire che mi rassegno agli eventi, piuttosto vuol dire che prendo atto dei miei limiti, che li accolgo amorevolmente, che con profonda umanità riesco a guardare a me stessa senza giudizio.
E se oggi non ho fatto benissimo, ho sempre domani per fare meglio!
E voi, quali sono gli ingredienti che vi aiutano a sopravvivere?
Rachele Brescianini
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