Il lettore apre la prima pagina di un libro, il partecipante apre la porta dell’aula: i bisogni emotivi, le esigenze estetiche e formative prendono la forma di aspettative, domande, curiosità.
Il primo passo in un percorso che inizia, per quanto simile ad altri già esperiti, fa il rumore dell’incertezza: per trasformare questa incertezza in fiducia occorre costruire con cura il primo pezzo di relazione e assumersi la responsabilità del proprio ruolo attivo.
Come si costruisce l’ingaggio iniziale?
Il primo approccio è il ‘Momento della Verità’: il lettore capirà se vuole andare oltre le prime pagine, così come il partecipante capirà che valore vuole dare all’esperienza formativa.
Il Momento della Verità è quel primo incontro tra lettore e autore, tra partecipante e docente, dove le aspettative e le attese vengono posizionate all’interno del perimetro degli obiettivi (didattici ed estetici); dove si esplicitano i ruoli, i confini (le pause e gli orari sono il corrispettivo formativo delle pagine, dei paragrafi, dei capitoli del libro) e il metodo (modalità di apprendimento e genere letterario).
Da dove si parte, dove si vuole arrivare e come ci si arriva: chiarire prima di partire, e rassicurare che si parte e si arriva insieme.
Con autenticità, trasparenza ed empatia.
Il docente sta con l’aula, è presente, guida, facilita e orienta l’auto-apprendimento del suo team; l’autore accompagna il lettore con la sua voce autorevole e con la sua presenza immateriale e viva dalla prima all’ultima pagina. Il docente è presente, si vede e si ascolta dal vivo; l’autore c’è anche se non si vede, dice anche se non parla. Entrambi sanno, però, che più riescono a ‘scomparire’ più potenziano l’ auto-riflessione sull’esperienza.
La sospensione dell’incredulità e del giudizio
Quando nel 1817 il poeta inglese Samuel Taylor Coleridge parlò per la prima volta di ‘suspension of disbelief’ (sospensione dell’incredulità) come premessa necessaria per una fruizione estetica gratificante, stava già teorizzando, a sua insaputa, le basi della relazione efficace nell’ambito della formazione.
Come il lettore deve sospendere il suo giudizio critico e accettare ‘per vera’ la finzione che si appresta a scoprire, così il partecipante deve fidarsi e accettare come vero e utile ciò che vivrà nella dimensione dell’aula.
Il docente, a sua volta, deve essere disposto a sospendere il giudizio sulla persona, accettando incondizionatamente l’umanità che si sprigionerà in aula, manifestando interesse, stima e rispetto per tutte le sue sfumature.
Allo stesso modo l’autore è bene che si fidi dei suoi lettori, abbandonato lo snobismo dell’interpretazione univoca dell’opera compresa e apprezzata solo da un’élite di ‘intellettuali’ per abbracciare un atteggiamento di democratica apertura ( verso idee, punti di vista, costruzioni di senso).
La fiducia crea fiducia.
Il patto d’aula e il patto narrativo: la costruzione attiva di partecipante e lettore
E per andare oltre all’aula e oltre al libro? Per innescare una relazione (intesa come una ‘corrispondenza generativa di pensiero’ a distanza) che va oltre i muri dell’aula e le pagine del libro? Come allargare l’esperienza formativa ed estetica togliendole i confini spaziali e temporali?
Bisogna essere in due a volersi prendere la responsabilità e l’impegno dell’’immortalità’
dell’esperienza.
Se la conoscenza (sia nella sfumatura di apprendimento d’aula sia di gratificazione estetica) è il processo dell’afferrare e trasformare l’esperienza in valore, selezionando quelle parti che, tra tutte, attivano le emozioni e i pensieri, la sua essenza parla di libertà e responsabilità.
Il lettore e il partecipante d’aula sono i protagonisti attivi del loro processo esperienziale (la lettura e la formazione): hanno la libertà di scegliere quale parte per loro ha valore, quale argomento vogliono approfondire e quale pagina tralasciare, quale e quanta concentrazione dedicare, quale attenzione (positiva o negativa) attivare; sono responsabili dell’efficacia e della buona riuscita dell’esperienza perché ne costruiscono attivamente il senso e l’utilità sulla base del loro universo di percezioni, e di valori.
C’è un libro, e ci sono tante letture diverse quanti sono i lettori: lo stesso vale per un’aula di formazione.
‘Nessun libro finisce; i libri non sono lunghi, sono larghi.’, scriveva Giorgio Manganelli.
Dipende da noi quanto leggerci dentro, attraverso e…Oltre.
Dipende da noi quanto allargare, espandere e mettere a frutto l’esperienza formativa, abbattendo letteralmente i muri e la porta dell’aula e dandole vita.
Martina Grotto
Commenti recenti