Negli ultimi decenni si è diffusa l’idea che le persone siano “multitasking” e che quindi possano essere in grado di fare più cose contemporaneamente.

Probabilmente questo pensiero è figlio del nostro tempo che costringe tutti a ritmi serrati sia nel mondo lavorativo, in cui tutto sembra essere sempre estremamente urgente, che in quello privato, costellato di impegni personali, dei figli, dei genitori, della casa, della burocrazia e di tutto ciò che riempie senza tregua ogni istante, come se la vita fosse un bulimico carrello del supermercato.

E così, invece di vivere in pienezza e con gioia, tutto diventa una sorta di rincorsa al tempo che sembra non bastare mai, somigliando sempre più al gioco del Tetris, dove l’arte di incastrare gli impegni diventa una caratteristica indispensabile per sopravvivere.

Gli studi recenti, per contro, dimostrano che siamo fatti per concentrarci e riuscire bene su una cosa per volta anche se, a onor del vero, le caratteristiche del cervello femminile rendono le donne maggiormente predisposte a fare più cose contemporaneamente.

Come fare allora a non cadere in questo vortice? Cosa fare per riprendere ritmi più “umani” in linea con quelli della natura e della nostra vera essenza?

Il primo passo è senza dubbio quello di prenderne consapevolezza, perché moltissime persone, prigioniere di questo dedalo schizofrenico, nemmeno si rendono conto di condurre una vita robotica e lo scoprono solo a seguito di un evento forte come la malattia o la morte di una persona cara.

Non è necessario attendere questi spiacevoli episodi, basta fermarsi un attimo, leggersi dentro, analizzare le proprie giornate e decidere di interrompere questo circolo vizioso di crescita spasmodica, generando un circolo virtuoso di crescita personale.

Ognuno può sperimentare la propria strategia, ma le antiche discipline orientali suggeriscono di dedicarsi all’esercizio del “qui e ora”, espressione che ultimamente si è diffusa moltissimo… ma che significato ha?

Essere presenti a quello che si sta facendo.

Questo potrebbe sembrare ovvio, ma inizialmente è difficile addirittura arrivare a pochi secondi di reale silenzio mentale, dedicandosi solamente a ciò che si sta facendo in quel preciso momento.

Per spiegare in maniera semplice questo pensiero il Buddha diceva:

“bambini, quando mangiate un mandarino, dovete mangiarlo”

Banale? Provate a farlo prendendo tutto il tempo necessario per sbucciarlo e mangiarlo, guardando ogni spicchio, assaporandolo, sentendone il profumo, restando concentrati su ciò che state facendo senza concedere alla mente di volare per altri lidi.

Troppo rivolti al passato, con rimorsi e rimpianti, o al futuro, con ansie e preoccupazioni, ci dimentichiamo di vivere l’unica cosa reale: il momento presente.

Risultato?

Si vive una vita di affanni, godendo poco del tanto che si ha, credendo che “più sia meglio”, al contrario “sottrarre invece che aggiungere” è il segreto dei saggi per svolgere le proprie attività nel migliore dei modi, con la naturale conseguenza di essere realmente felici e realizzati.

Il nostro invito è che possiate vivere la vita non più come una gara, ma come una meravigliosa passeggiata.

Eleonora Lamore